
Meglio correre su terreni regolari o terreni sconnessi?
Meglio l’asfalto o la terra? L’erba? La ghiaia, i sassi?
In salita, in discesa? O meglio correre sul pari per non far danni?
Vediamo di chiarire qualche dubbio in merito alla superficie da utilizzare per un runner.. quando siparla di superficie viene sempre in mente il tennista, ma vediamo come anche nella corsa possa avere una sua importanza, e neanche poco rilevante!
Partendo dal presupposto, com’è anche facile intuire, non c’è una superficie migliore o peggiore in senso assoluto, ma sicuramente ci sono superfici che aiutano un certo tipo di allenamento, come altre che con alcuna problematiche fisiche, sarebbe meglio evitare.
STRADA
L’asfalto , è nostro amico finché ci comportiamo nella maniera più corretta possibile; diciamo che è la superficie apparentemente più “facile” ma che non perdona il minimo errore. Più “facile” (non che lo sia davvero) perché nell’immaginario dell’atleta, sopratutto alle prime armi, correre significa andare a comprare un paio di scarpe, uscire nel vialetto di fronte a casa e partire, finché non si percepisce l’arrivo dell’estrema unzione.
“facile, poca spesa, posso andarci da solo, non mi serve nessun strumento particolare (oltre alle scarpe) e se dovesse andare male, nessuno mi ha visto, me ne trono a casa come se non fosse successo niente”!!
La strada però accentua quelli che sono i piccoli, o grandi, errori che commettiamo durante il gesto; pensiamo solo ad un piccolissimo errore di appoggio durante l’atterraggio del piede, questo piccolissimo errore fatto una volta non avrebbe nessuna conseguenza sul nostro corpo, ma ripetuto per migliaia di volte, sempre nello stesso modo, questo piccolissimo errore potrebbe diventare un problema e causare infortuni.
La durezza dell’asfalto trasmette vibrazioni importanti durante l’impatto a terra, in risposta al carico che noi mettiamo con l’atterraggio del corpo ad ogni passo; vibrazioni che in qualche modo vengono gestite; una tecnica corretta di corsa permette di farlo attraverso l’ammonizzazione che il nostro corpo ci mette a disposizione, sistema piede caviglia e tutta la catena muscolare posteriore; con una tecnica sbagliata questo non è possibile, o almeno in parte.
Ecco perché la rincorsa ad acquistare scarpe sempre più protettive, che non vanno a risolvere un problema, ma solo a mascherarne i sintomi inizialmente; che questo poi possa portare ad altri problemi ancora maggiori, non è cosa che ci interessa, forse..
FUORI STRADA
Il trail running è sicuramente una disciplina che richiede un minimo di tecnica (come se il runner da strada non ne avesse bisogno), se la condizione fisica non è buona ecco che i problemi vengono a galla prima; salite, discese, massi da saltare, torrenti da attraversare, terreni sempre diversi da conoscere ed imparare a trattare nel migliore dei modi.
Qui qualche kg in più lo si sente in salita, lo sia sente sulle ginocchia in discesa e non ci permette di godere del fantastico paesaggio che spesso la montagna regala.
Ecco allora che l’idea comune associa la corsa in montagna o su terreni sterrati, come più complicata della corsa su strada; se pensiamo un attimo a quello detto in precedenza, una corsa su terreno irregolare ci permette di cambiare (involontariamente) appoggio, frequenza e lunghezza del passo, velocità e qualsiasi altro parametro legato al gesto della corsa; questo non ingigantirà i nostri piccoli errori, ma ce ne saranno talmente tanti, tutti diversi, che nessuno avrà modo di diventare grande e causare infortuni.
(chiaramente i traumi di entità maggiore sono fuori dalla categoria “piccoli errori”)
Abbiamo quindi davanti DUE categorie di corsa su terreno fuori strada:
Definiamo Trail running la disciplina per più esperti, percorsi con difficoltà maggiori dove necessitano di una preparazione adeguata, fisica e tecnica.
Nella corsa su sterrato, dove il dislivello non dev’essere molto per non avere pendenze proibitive, possiamo trovare diversi vantaggi da poter sfruttare. L’impatto a terra sarà molto meno brusco, molte meno vibrazioni verranno trasmesse al nostro corpo e saranno molte meno da dover essere gestite; ad ogni passo, un atterraggio diverso in base al terreno che troviamo sotto al nostro piede, non ingigantirà un piccolo errore (sempre che ci sia, se siam perfetti tanto meglio); avremo delle variazioni di ritmo naturali, senza star a guardare ogni 20″ il GARMIN e farci venire il torcicollo; potremo utilizzare una scarpa meno protettiva in modo da rinforzare il nostro piede, renderlo più attivo e responsivo a quello che succede sotto di lui (migliorando la propriocezione).
Ecco quindi che si può allenare il nostro corpo diversificando il terreno di allenamento; chiaramente se dovrò preparare una maratona, la maggioranza delle mie giornate saranno su asfalto, ma non è detto che debbano essere tutte.
L’alternanza porta sempre a miglioramenti, poi più siamo lontani del periodo di gara, più possiamo sbizzarrirci con terreni alternativi, dove il divertimento e la sperimentazione devono far da padrone. L’atleta amatore (quali siamo) deve sempre tener conto che lo sport è divertimento; sperimentare cose nuove è divertimento, correre in un bosco è divertimento, tornare a contatto con la natura è divertimento; e il divertimento nel nostro caso si chiama SPORT!
Riccardo Tirelli
TRIATLETA – ISTRUTTORE TECNICO DI CORSA